I Cinque Sensi ha scritto:Sandro,
Considera anche che un balun 9:1 o altri similari ti trasformano solo l'impedenza, lasciano nell'antenna tutta la reattanza che vi si trova. Con un 9:1 avrai ros inferiore ad 1,5 su ogni frequenza che su quel filo genera un'impedenza compresa fra 300 e 675. Ma buona parte del segnale in ricezione e altrettanto in trasmissione se ne andrà per contrastare la reattanza, quindi a parte qualche frequenza l'efficenza sarà sempre molto bassa. Del resto hai visto tu stesso, dove c'è risonanza e quindi assenza di reattanza, come è differente la resa dell'antenna.
Ciao Claudio.
Detta così però sembra che la "reattanza" sia una brutta malattia incurabile portata dal filo. In realtà la reattanza, che è uno dei due valori dell'impedenza insieme alla resistenza, è la proprietà di un circuito, non di un componente.
Per illustrare questo concetto proviamo a stabilire qual'è l'impedenza di una mina da matita:

E' 21.2, 9.7 o 2.3? Eppure sono la stessa mina e lo stesso tester. Le foto A e B dimostrano come la sua impedenza non sia un valore assoluto ma dipenda da come questo oggetto sia inserito nel circuito. Infatti l'impedenza comincia ad esistere come concetto nel momento in cui esiste un circuito, cioè un percorso elettrico con un ingresso ed una uscita ben stabiliti.
La foto C dimostra che inserendo nel circuito un altro componente (una resistenza in parallelo) l'impedenza cambia ancora: il tester (ne qualunque altro generatore) non è in grado di dire questi 2.3 ohm da cosa siano prodotti. Cioè, che i 2.3 ohm siano prodotti dalla sola mina, dalla mina più una resistenza o da qualunque altra cosa, sempre 2.3 ohm sono: il generatore, data una tensione, produrrà una corrente secondo la legge di Ohm qualunque sia l'oggetto collegato.
La stessa cosa vale per i "fili". Questi hanno una resistenza di radiazione, una (piccola) resistenza di dissipazione e una reattanza in base a come vengono collegati nel circuito. Ma l'impedenza risultante, cioè quella che conta, è quella del circuito completo di tutti i suoi componenti.
Se l'impedenza è adattata a quella dell'apparato, tutta la potenza dell'apparato sarà trasferita al circuito d'antenna senza ma e senza se. E. parimenti, tutta l'energia catturata in ricezione sarà trasferita al circuito d'antenna, senza ma e senza se.
A questo punto l'energia sarà consumata dal circuito secondo le ferree regole delle leggi di Kirchhoff e di Ohm: un po' sarà utilizzata dai circuiti che scaldano e la dissipano, altra sarà consumata dagli utilizzatori "utili", cioè gli elementi radianti in trasmissione e il ricevitore in ricezione.
Dire "X aggiusta l'impedenza ma la reattanza in Y resta" è un controsenso: dire che "X aggiusta l'impedenza" significa (anche) che il componente X aggiunge le reattanze necessarie ad compensare le reattanze degli altri componenti, che si annullano: altrimenti l'impedenza non sarebbe aggiustata. Diventando irrilevanti non hanno più alcuna influenza sull'efficienza del circuito: non ha senso dire che "i fili sono inefficienti perché al loro interno resta la reattanza".
Tra l'altro attribuire l'inefficienza alla reattanza è impossibile: "inefficienza" vuol dire che troppa energia è consumata in maniera inutile e la reattanza è proprio che quella componente dell'impedenza che non consuma energia, che invece è consumata tutta dalla resistenza! La reattanza semmai impedisce al generatore di trasferire energia al circuito, che se la troverebbe rispedita al mittente: si chiama "disadattamento di impedenza" e si vede con il ROSmetro.
ROS basso significa impedenza adattata, che significa che tutta l'energia è trasferita al circuito d'antenna che, per la legge della conservazione dell'energia, deve consumarla integralmente trasformandola in calore e/o RF.
Dal punto di vista dell'efficienza, mettere un filo tagliato per essere risonante o un filo a caso con un circuito aggiuntivo che "aggiusta l'impedenza" è esattamente la stessa cosa. Quel che varia è il rapporto tra le resistenze che irradiano e quelle che dissipano: se il filo è corto e i circuti di accordo scadenti, la R che irradia sarà bassa, quella che dissipa sarà alta e l'energia si distribuirà sulle secondo Kirchhoff e Ohm, due andando per gran parte dissipata. Se Il filo è lungo e il circuito di accordo è di qualità, il ruolo si inverte e il circuito complessivo diventa molto efficiente: è solo questione di essere bravi a farli.
Ma l'idea che fili o stili di dimensioni "non risonanti" abbiano una difficoltà propria ed ineluttabile ad irradiare qualunque cosa si faccia, pensiero decisamente frequente tra radioamatori e CB, va rimossa dalla testa.
La realtà dei fatti è che le antenne cosidette "risonanti" si auto-difendono da molti possibili errori: se fai un dipolo a mezz'onda deve essere per forza lungo mezz'onda e quindi avrà una resistenza di radiazione ragionevolmente elevata; non deve essere montato male perché altrimenti non si riesce a tarare, perché gli oggetti circostanti ne disturbano l'impedenza. Per cui quando è montato e tarato, è sempre un'antenna con buone prestazioni.
Invece le antenne "non risonanti" possono essere fatte in qualunque modo, tanto poi il circuito di accordo risolve il problema dell'impedenza. Ed inevitabilmente molti utilizzatori di questo tipo di antenne le fanno corte, montate in maniera pessima e con il coassiale che irradia, ottenendo ovviamente risultati molto scadenti.
Tipica conclusione di queste esperienze è che le antenne, per essere efficienti, devono essere risonanti.
Sbagliato: le antenne, per essere efficienti, devono essere fatte da uno competente. Se non lo si è, meglio rivolgersi a soluzioni (le antenne risonanti) dove sia più difficile sbagliare.
Ciaoo
Davide